Chirone come simbolo della mediazione animale-uomo
Metà uomo e metà cavallo, Chirone, pur essendo un centauro, anzi il più famoso dei centauri, è ben diverso dai comuni satiri o dagli altri centauri, tutti figli mortali dell’amore sacrilego tra Issione, re dei Lapiti, e Nefele (“nuvola” o dea Era), incolti e brutali, dal carattere iracondo e facili all’ubriacatura, relegati nella Divina Commedia per contrappasso nell’inferno nel settimo cerchio dei violenti contro il prossimo. Chirone invece, considerato il più saggio e sapiente dei centauri da Omero nell’Iliade, è tale ed immortale perché frutto dell’unione fedifraga tra la ninfa Filira, figlia del dio Oceano e del dio titano Crono che, colto sul fatto dalla moglie Rea, per fuggire si trasformò in uno stallone. Benevolo verso l’umanità mortale, considerato da Dante un saggio, con la sua duplice natura Chirone rappresenta il naturale intermedio tra umanità e divinità, tra istinto animale e razionalità umana, tra emotività e controllo cognitivo.
Chirone si propone come un modello culturale e propone a sua volta agli allievi un modello educativo, volto ad incrementare una più completa ed equilibrata conoscenza delle cose nei campi conosciuti del sapere (guerra e strategia, arte e morale, astrologia e astronomia, guarigione e chirurgia), che però permetta loro di approdare al riconoscimento dei propri talenti, ovvero alla conoscenza di sé stessi.
Chirone rappresenta la capacità di apprendere l’esperienza e di trasmetterla mettendola al servizio di altri mediante l’insegnamento o la condivisione delle proprie abilità. Questo è valido per le varie “techne” o arti militari, filosofiche, musicali, ma soprattutto per quelle scientifiche e in particolare per la guarigione e la chirurgia. In questa veste, è chiamato a curare la caviglia di Achille, ustionata dalle magie della madre Teti, sostituendogliela con quella di un gigante morto ma dotato nella corsa e così rendendo l’eroe “pié veloce”. In questa stessa veste, è chiamato a curare il figlio di Coronide, bruciata da Apollo gravida sulla pira, di nome Asclepio, salvato dalle fiamme dallo stesso pentito Apollo e portato a Chirone, per la sua guarigione e successiva educazione, da cui dipenderà la fondazione “esculapica” dell’arte terapeutica medica. In una veste duplice tanto di paziente quanto di medico, Chirone è infine coinvolto quando vede la propria ferita accidentale al ginocchio, procuratagli da una freccia dell’amico Eracle, rivelarsi una piaga inguaribile, perché avvelenata dal sangue dell’Idra, e inesauribile, perché applicata ad un immortale, che non poteva smettere di soffrire. In tal senso Chirone diviene simbolo della profonda conoscenza della sofferenza.
Chirone accoglieva nella sua grotta e divenne tutor e maestro di numerosi giovani eroi, quali Achille, Asclepio, Giasone, capo degli argonauti, Peleo, padre di Achille, Teseo, Aristeo, pastore e apicoltore, Aiace, Atteone, cacciatore trasformato in cervo, Telamone, Eracle, Patroclo e forse anche Dionisio. Questa forma di educazione tutoriale interpersonale è propria della trasmissione del sapere classico e giustifica la simbologia di Chirone come mentore, oltre che rispettato oracolo, ma lo interpreta anche come amico dell’umanità, della volontà di trasmettere le proprie conoscenza ad altri, immortali e mortali. La sua nobiltà si riflette nella sua morte. Ogni giorno nella sua grotta, egli era obbligato a curare la propria ferita, prima di incontrare i suoi allievi. Venuto a conoscenza della punizione di Prometeo che doveva essere punito con la morte per aver donato il fuoco agli uomini rubandolo agli dei, Chirone chiese ed ottenne da parte di Zeus, di scambiare la propria immortalità, destinata alla sofferenza, con la mortalità di Prometeo, e per ricompensa venne trasformato nella costellazione del Sagittario.