Il 70 per cento degli interventi chirurgici eseguiti riguarda casi ortopedici. La maggior parte di essi comprende interventi in artroscopia, ovvero rimozione di frammenti osteocondrali per osteocondrosi dissecante delle articolazioni tibio-tarsica, femoro-patellare, metacarpo- o metatarso-falangea.

Il trattamento chirurgico delle principali fratture avviene mediante l’impiego di impianti (in genere viti e placche in acciaio) con tecnica di fissazione interna.

Con questa modalità vengono frequentemente operati casi di frattura della prima falange, del condilo del metacarpo/metatarso, del terzo osso carpale e fratture più rare di ossa lunghe, quali il metacarpo, il radio, l’ulna. Altre situazioni trattate sono le fratture dei metacarpei/metatarsei accessori, le fratture dei sesamoidi prossimali, le fratture della mandibola.

Artroscopia

Vengono inoltre trattate in artroscopia le fratture parcellari dal processo estensorio della terza falange nell’articolazione corono-triangolare, le fratture parcellari dorsoprossimali della prima falange nell’articolazione del nodello, le fratture parcellari e a piastra delle ossa del carpo e le cisti ossee subcondrali, localizzate soprattutto nell’articolazione femoro-tibiale.

L’artroscopia viene utilizzata anche a scopi diagnostici, in particolare per le lesioni legamentose e cartilaginee, e per il lavaggio e pulizia chirurgica in casi di artrite settica.

Tenoscopia

Appartengono alla chirurgia ortopedica anche gli interventi su tendini e legamenti.

Le patologie che colpiscono la guaina digitale e le strutture ad essa associate rivestono un ruolo di notevole importanza nella clinica ortopedica del cavallo. L’approccio diagnostico prevede un esame clinico accurato, eventualmente associato all’utilizzo delle anestesie loco-regionali, e l’esame ultrasonografico. L’esame tenoscopico, al pari di altre tecniche mininvasive affermate in chirurgia equina, consente una valutazione diagnostica definitiva e molto spesso una manipolazione chirurgica terapeutica a livello delle strutture sede di lesione

Gli interventi più comuni riguardano la desmotomia del legamento anulare del nodello, la desmotomia della briglia radiale per il trattamento della tendinite del flessore superficiale delle falangi, la desmotomia della briglia carpica per il trattamento della contrattura tendinea del flessore profondo nel puledro, la fasciotomia per la desmite cronica del legamento sospensore nell’arto posteriore, la mio-tenectomia dell’estensore laterale delle falangi per il trattamento dell’arpeggio.